Storie di processi del Sant'Uffizio nelle terre della Serenissima
Questo libro restituisce un pezzo di storia seicentesca del popolo della Repubblica di Venezia attraverso alcuni processi del Sant’Uffizio. Qui scorrono le voci più disparate: – poveri popolani che spesso non sanno nemmeno scrivere il proprio nome; – donne umiliate che subiscono violenze e inganni; – frati noncuranti della veste talare che si insultano e si bastonano; – sacerdoti che si affidano alle pratiche magiche pur di essere amati o, con la scusa dell’esorcismo, ricercano il proprio piacere; – illustri patrizi veneziani che tirano i fili della regìa, dimostrando una notevole abilità sul piano politico.
Sono soprattutto ecclesiastici, frati e sacerdoti insofferenti della propria vita, a comparire nel Seicento davanti all’inquisitore del Sant’Uffizio di Venezia, accusati del reato di Sollicitatio ad turpia, ossia perché violano il sacramento della confessione proponendo cose disoneste alle loro fedeli, quindi colpevoli del reato di eresia. Ma ad interessare non sono i palpamenti di tette e/o altro, che si concludono molto spesso in relazioni carnali, quanto il clima diffuso di inosservanza delle regole e di violenza dilagante. Chiamati a testimoniare sono poveri popolani che non sanno nemmeno scrivere il proprio nome, donne che subiscono mortificazioni, giovani anche vittime di sodomiti che poi muoiono avvelenati. Passa a miglior vita, a causa del veleno, anche un inquisitore poco gradito al patriziato veneziano. Le storie dei processi del Tribunale della Fede restituiscono un pezzo di vita di poveri che faticano e di potenti che invece ostentano ricchezze, di frati che, invidiosi, si fanno la guerra tra loro e di donne che in miseria subiscono violenze sessuali. Appare un mondo dominato dal caos nonostante la Chiesa, sorretta anche dalla macchina inquisitoriale, agisca mettendo in atto un progetto coercitivo di disciplinamento sociale, di fatto “impossibile”, mirante all’uniformità e all’obbedienza.
Michela Miraval vive a Venezia, dove ha conseguito la laurea in Storia. Grazie alle sue ricerche archivistiche ha pubblicato in Studi Veneziani del 2009. N. S. LVIII un saggio su “Celibato e sessualità degli ecclesiastici nella Venezia del Seicento”. Dopodiché ha continuato a studiare, riprendendo la passione per il disegno di quando era bambina e conseguendo successivamente la specialistica in Storia dell’Arte. Ha pubblicato due saggi sul pittore veneziano Lino Selvatico. Uno nella collana di Aldebaran dal titolo I disegni di Lino Selvatico, l’altro, omonimo, in occasione della mostra “Una seconda Belle époque” che si tenne alla Galleria Internazionale d’Arte Moderna di Venezia nel maggio del 2016. Ama molto viaggiare, percorrendo itinerari naturalistici sia a piedi che in bicicletta. Si occupa di ambiente e della sua ecosostenibilità.