Storie di processi del Sant'Uffizio nelle terre della Serenissima

Miraval Michela
ISBN
978- 88-6869-296-4
Pagine
128
Misure
15x21

Questo libro restituisce un pezzo di storia seicentesca del po­polo della Repubblica di Venezia attraverso alcuni processi del Sant’Uffizio. Qui scorrono le voci più disparate: – poveri popolani che spesso non sanno nemmeno scrivere il proprio nome; – donne umiliate che subiscono violenze e inganni; – frati noncuranti della veste talare che si insultano e si bastonano; – sacerdoti che si affidano alle pratiche magiche pur di essere amati o, con la scusa dell’esorcismo, ricercano il proprio piacere; – illustri patrizi veneziani che tirano i fili della re­gìa, dimostrando una notevole abilità sul piano politico.

Sono soprattutto ecclesiastici, frati e sacerdoti in­sof­ferenti della propria vita, a comparire nel Sei­cento davanti all’inquisitore del Sant’Uffizio di Venezia, accusati del reato di Sol­li­ci­ta­tio ad turpia, ossia perché violano il sacramento della confessione proponendo cose disoneste alle loro fedeli, quindi colpevoli del rea­to di eresia. Ma ad interessare non sono i palpamenti di tette e/o altro, che si concludono molto spesso in relazioni carnali, quanto il clima diffuso di inosservanza delle regole e di vio­lenza dilagante. Chiamati a testimoniare sono poveri popolani che non san­no nemmeno scrivere il proprio nome, donne che subiscono mortificazioni, giovani an­che vittime di so­domiti che poi muoiono avvelenati. Passa a miglior vita, a causa del veleno, an­che un inquisitore poco gradito al patriziato veneziano. Le storie dei processi del Tribunale della Fede restituiscono un pezzo di vita di poveri che faticano e di potenti che invece ostentano ricchezze, di frati che, invidiosi, si fanno la guerra tra loro e di donne che in miseria subiscono violenze sessuali. Appare un mondo dominato dal caos nonostante la Chiesa, sorretta anche dalla macchina inquisitoriale, agisca mettendo in atto un progetto coer­ci­tivo di disciplinamento sociale, di fatto “impossibile”, mi­rante all’uniformità e all’obbedienza.

Michela Miraval vive a Venezia, dove ha conseguito la laurea in Storia. Grazie alle sue ricerche archivistiche ha pubblicato in Studi Veneziani del 2009. N. S. LVIII un saggio su “Celibato e sessualità degli ecclesiastici nella Venezia del Seicento”. Dopodiché ha continuato a studiare, riprendendo la passione per il disegno di quando era bambina e conseguendo successivamente la specialistica in Storia del­l’Arte. Ha pubblicato due saggi sul pittore ve­ne­ziano Lino Selvatico. Uno nella collana di Aldebaran dal titolo I disegni di Lino Selvatico, l’altro, omonimo, in occasione della mostra “Una seconda Belle époque” che si tenne alla Galleria Inter­na­zio­nale d’Arte Moderna di Venezia nel maggio del 2016. Ama molto viaggiare, percorrendo itinerari naturalistici sia a piedi che in bicicletta. Si occupa di ambiente e della sua ecosostenibilità.